GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA:
A PAGARNE IL PREZZO PIU’ ALTO…
E’ di metà gennaio un articolo di Ammaniti dal titolo “Il conto pagato dalle ragazze” mi ha incuriosito e mi sono chiesta come mai fosse il genere femminile a risentirne maggiormente e così ho approfondito. Come tutti sappiamo, con il primo lockdown del 2020 l’intera popolazione ha vissuto in uno stato di semireclusione: situazione indubbiamente complicata per ognuno di noi, a maggior ragione lo è stato per gli adolescenti e i giovani che hanno dovuto vivere rinchiusi nelle loro stanze, passando ore ed ore davanti ad uno schermo. Nonostante il duro isolamento sociale, era comune in tutti noi la speranza che la vita sarebbe ripresa come prima, e così è accaduto nell’estate, ma per un breve illusorio periodo; poco dopo infatti sono state introdotte nuove restrizioni in attesa del nuovo vaccino, che però non impedisce sempre il contagio, come appurato in questo inizio di 2022.
Per i giovani è ancora più difficile affrontare questo duro periodo perché, pur non correndo gravi rischi, sono stati costretti a fare molte rinunce per non infettare i loro familiari. Numerosi studi epidemiologici effettuati in molti Paesi hanno documentato un forte aumento di disturbi psichici proprio tra gli adolescenti, quali stati di ansia, depressione, disturbi del sonno e comportamenti autolesivi. Confrontandoi i numeri dei tentativi di suicidio del 2019 con quelli del 2020 e 2021, uno studio americano condotto dall’agenzia Federale Centers for Disease Control and Prevention ha rilevato dati alquanto significativi. Se nella prima fase di emergenza, tra marzo e aprile 2020, si è verificata addirittura una consistente riduzione di casi - a riprova del fatto che era alta la speranza di una risoluzione immediata deòòa pandemia - durante e dopo si è verificato un aumento del 26% dei tentativi di suicidio, in particolare per gli adolescenti fra i 12 e i 17 anni, seguito da una percentuale addirittura del 50% nel periodo febbraio-marzo 2021. L’Italia purtroppo conferma il trend, con un aumento fino al 63% nel gennaio del 2021. Questi dati non ci forniscono indicazioni circa le motivazioni sottostanti l’ideazione suicidaria, ma si può ritenere che le restrizioni imposte dal distanziamento sociale e dalla didattica a distanza abbiano pesato particolarmente sui giovani che attraversano le prime fasi dell’adolescenza: periodo nel quale si vive una profonda crisi identitaria, viene a meno il mondo rassicurante dell’infanzia in cui i genitori erano un riferimento e una guida rassicurante, ragazzi e ragazze si trovano in una situazione nuova, si sentono confusi, senza un punto di riferimento e con un corpo che si trasforma. La mancanza di un contatto diretto e di una relazione dal vivo con i propri coetanei ha aggravato ulteriormente la situazione: dietro ad uno schermo, le interazioni sociali si sono ulteriormente impoverite ed è venuto a meno quello scambio e sostegno che un amico ti può dare.
In questo panorama emerge come le ragazze abbiano risentito maggiormente della condizione di incertezza, paura e ansia che hanno respirato in casa: più sensibili e attente a quello che succede intorno, più portate a vivere le proprie emozioni per leggere i drammi familiari emersi in questi due anni, sono state loro ad essere le vittime principali. E’ come se il clima che si è vissuto in questi due anni abbia messo in luce e amplificato i turbamenti degli adolescenti e le loro paure, dubbi e incertezze, accompagnati da un forte disorientamento, perdita di abitudini e riferimenti quotidiani a causa della pandemia. Tutto questo si è prolungato nel tempo, con un’alternanza di momenti di speranza a momenti di depressione, con traumi cumulativi che hanno reso più fragili i ragazzi, ma, soprattutto, le ragazze.