L’ARRIVO DI UN FIGLIO

L’ARRIVO DI UN FIGLIO

In un periodo storico e culturale in cui il legame matrimoniale tende a farsi instabile e in cui i punti di riferimento sono incerti e sfumati, il rapporto genitoriale diventa il cardine principale su cui investire in modo certo e continuativo. E’ come se la debolezza della coppia venisse rimpiazzata dalla solidità del legame con il figlio, che acquisisce una grande importanza: la coppia si rapporta e realizza attorno al figlio, al quale è subalterna, come se il neonato rappresentasse il desiderio di paternità e maternità di due soggetti più che una nuova generazione che si affaccia al futuro. Non solo, il calo demografico ed il suo carattere di avvenimento scelto hanno fatto sì che la nascita rappresenti un alto concentrato emozionale; ne consegue un eccessivo coinvolgimento dei genitori nei confronti del figlio, nel quale tendono a vedere una fonte di realizzazione personale.
La nascita di un bebè rappresenta dunque un momento estremamente importante e carico di significati emotivi e identitari nella vita di mamma e papà, ma allo stesso tempo è un periodo molto delicato per i partner, i quali devono ridefinire il proprio rapporto. L’arrivo di un bimbo diventa quindi una sfida e un passaggio chiave all’interno della propria storia familiare, poiché la nascita rappresenta un evento normativo atteso e prevedibile, in alcuni casi, o non atteso, in altri. 
Momento dunque cruciale, dal carattere destabilizzante, agita l'intera organizzazione mettendone in discussione gli equilibri e facendo emergere la sua struttura simbolica e latente, in particolare riguardo le relazioni che la compongono. Ogni transizione, infatti, implica sempre un qualcosa che viene lasciato, ogni separazione e/o scelta porta ad una tensione che coinvolge tutto il sistema familiare, che viene chiamato in causa: di fronte al potenziale cambiamento provocato dall'evento, questo dovrà ristrutturare il proprio funzionamento modificando quelle modalità precedenti che non sono più adeguate. Possiamo quindi dire che la nascita rappresenta un punto di non ritorno, poiché una volta diventati mamma e papà lo si rimane per sempre: se il legame coniugale può venir meno, la genitorialità è un legame inscindibile e irreversibile. 
Investito di aspettative e desideri prima ancora di nascere, il nuovo nato incarna un ruolo non semplice all’interno del sistema familiare: dalla creazione di un legame potenzialmente simbiotico e fusionale con la mamma si può arrivare ad una maggior difficoltà nel momento del distacco e così via, man mano che cresce. (Alla ricerca del familiare, Scabini&Cigoli, 2012)

Esiste una soluzione o LA soluzione? Ovviamente no. 
Nessuno di noi ha tutte le risposte e non c’è LA risposta, ma ci sono più soluzioni da sperimentare; essere genitori è un percorso e non una meta, è una strada in divenire da tracciare giorno per giorno, aggiungendo nuovi step e cancellandone altri, in continua trasformazione.
Cosa si può fare dunque? 
Possiamo prendere spunto da chi prima di noi ha individuato alcuni modelli funzionali, possiamo leggere e informarci così da utilizzare alcune ‘pillole di sapere’ di chi prima di noi si è dedicato allo studio del mondo dell’infanzia, un universo caratterizzato da osservazioni, teorie e paradigmi talmente infiniti e diversificati che è difficile destreggiarsi e trovare le soluzioni più adatte a noi, perché di questo si tratta. Non esistendo IL modello genitoriale, altrimenti saremmo dei robot standardizzati, ognuno di noi si deve costruire un proprio metodo partendo dall’esperienza pregressa, dai modelli di riferimento, dai ricordi di infanzia, dall’esempio dei nostri parenti e da chi ci circonda. Ciò non toglie che spunti e riferimenti psico-pedagogici possano esserci utili, da qui la volontà di proporvi micro-pillole riguardanti tematiche differenti: dallo svezzamento alla fase adolescenziale, dal gioco simbolico all’attenzione in età scolare, così da mettervi a disposizione alcune pagine di un’enciclopedia di vita che sarete voi a costruire insieme ai vostri figli.