LA TEORIA DEL PARCHEGGIO LIBERO: È MEGLIO ACCONTENTARSI O CERCARE LA SITUAZIONE IDEALE?
La domanda è chiara: conviene accontentarsi o cercare la situazione ideale? Preferiamo vivere nel rimpianto o dobbiamo ambire sempre e comunque al meglio, rischiando una vita di frustrazioni? Parafrasando, parcheggiamo la macchina a un chilometro di distanza o cerchiamo un posto più vicino, con l’eventualità di non trovarlo? Mentre cercavo materiale riguardante la teoria del parcheggio libero, mi sono imbattuta in un articolo di Focus molto interessante, di cui riporto alcuni stralci. Trovare un posto libero non è solo questione di fortuna, ma anche di un corretto approccio matematico: lo sostengono i fisici Krapivsky e Redner in uno studio pubblicato su Journal of statistical mechanics, secondo i quali al momento di trovare parcheggio i guidatori si dividono in tre macro categorie. I remissivi parcheggiano nel primo posto disponibile, indipendentemente dalla distanza che lo separa dal luogo in cui sono diretti, gli ottimisti guidano fino alla destinazione finale cercando il posto più vicino (in caso di insuccesso sono però costretti a rincominciare daccapo e magari ad accontentarsi del primo posto libero utile), mentre a metà strada ci sono i prudenti, che ignorano il primo posto libero e scommettono sulla possibilità di trovarne uno un po’ più in là... Se non lo trovano tornano al primo posto individuato, quello che il remissivo si sarebbe accaparrato subito. Krapivsky e Redner, ispirandosi anche ad alcuni modelli biologici, hanno messo a punto una simulazione matematica che permettesse di valutare i vantaggi di ogni singola strategia, attribuendo un costo alla posizione del parcheggio, considerando una media tra distanza dalla destinazione e tempo necessario a trovarlo. La strategia meno efficiente è risultata quella remissiva, perché lascia molti posti vuoti liberi vicino all’ingresso e la maggior parte delle auto viene parcheggiata lontano. La scelta migliore è risultata quella intermedia, la prudente, perché pur non offrendo il vantaggio di un parcheggio vicino all’ingresso, presenta un costo complessivo inferiore rispetto alla scelta ottimista, penalizzata dal tempo necessario a trovare il posto in assoluto più vicino. Ma questa "teoria del miglior parcheggio" sarà davvero affidabile nelle nostre città e metropoli, nel secolo attuale? In realtà, la prima persona ad interrogarsi circa questo dilemma che possiamo definire esistenziale è stata Catherine Drew Gilpin Faust, eminente storica a livello internazionale, prima donna a ricoprire la carica di rettore dell’università di Harvard, che disse testualmente: “Non parcheggiare ad un chilometro di distanza dalla tua destinazione, solo perché temi di non riuscire a trovare un posto libero: vai esattamente dove vorresti andare, se non troverai parcheggio, potrai sempre tornare indietro”. In altre parole, nella vita non ti accontentare troppo presto. Forse la Drew non era mai stata a Milano o a Genova, dove perdere la possibilità di parcheggiare anche a tre chilometri di distanza dalla destinazione ricercata equivale ad un punto di non ritorno, però ci fa indubbiamente riflettere su una questione: quando si tratta di scelte importanti, quelle decisioni che condizionano inevitabilmente il nostro futuro, qual è la soluzione migliore? La via maestra per vivere senza rimpianti è quella di andare dritti verso la nostra meta o accontentarsi del primo parcheggio libero, anche se questo potrebbe condannarci ad una vita fatta di: “se quella volta avessi fatto…”, “se solo…”, “se invece di…”? Ma questa è solo una parte della storia se consideriamo che nella vita dobbiamo conciliare costantemente la nostra ambizione futura e la soddisfazione presente: se è vero che dovremmo puntare in alto e non accontentarci quando affrontiamo scelte a lungo termine, è altrettanto vero che la ricerca ossessiva della perfezione in ogni situazione rischia di trasformarsi in una fonte di frustrazione perpetua. Quando ci troviamo di fronte a decisioni a breve termine - “il primo parcheggio libero” - tendiamo a scegliere il parcheggio migliore. Da qui alcuni consigli: - smettiamola di farci troppi problemi e concentriamoci invece solo su ciò su di cui abbiamo reale controllo; - smettiamola di aspettare che tutte le condizioni siano perfette e iniziamo così quel progetto che desideriamo da tempo realizzare; - smettiamola di sprecare le nostre energie mentali su piccole decisioni prive di importanza e utilizziamo la nostra di volontà per ciò che conta veramente. Questo articolo vuol essere uno spunto di riflessione, è un dialogo aperto in cui ognuno potrà meditare sulla sua personalità e magari, chissà, troverà la sua risposta. Non c’è dunque LA risposta, bianco o nero, giusto o sbagliato, a ognuno il suo. C’è chi dice che le decisioni importanti debbano essere prese in modo razionale, altri che agiscono di pancia, qualcuno invece sostiene che sono meglio mille rimorsi che un solo rimpianto. Alcuni di noi fuggono dal dolore del rimpianto, altri hanno poco tempo tutto ciò perché attendono con ansia il futuro, ma forse a ben pensarci i nostri più grandi rimpianti non sono per le cose che abbiamo fatto, ma per le cose che abbiamo evitato di fare o dire. La teoria del parcheggio rispecchia perfettamente la vita di ognuno di noi, ci fa identificare con chi rifugge dal rischio e dall’idea di cambiamento o con chi rischia e ama vivere il presente e non vuole vivere di rimpianti. E voi? Che tipo di parcheggiatori siete? In quale modello vi identificate? (Giuliodori, 2018, Efficacemente)
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