VIOLENZA DI GENERE: UN FENOMENO ALLARMANTE
Il tema della violenza di genere rappresenta una violazione dei diritti umani e uno dei più gravi ostacoli alla realizzazione della parità. Definita come l’insieme di tutti gli atti violenti contro le donne, fondata sulle disuguaglianze tra i sessi, è un fenomeno che sta assumendo forme sempre più rilevanti, in particolare l’aumento violenza fisica e psicologica, il controllo coercitivo e l’aggressione cibernetica. E’ un tema complesso, radicato nella cultura e negli stereotipi di genere della popolazione femminile e maschile, che coinvolge tanti aspetti, quali gli affetti, i sentimenti, le emozioni di chi la subisce, ma anche di chi entra in contatto con le vittime perché chiamato per il suo ruolo a intervenire (magistrato, operatore di polizia, medico, assistente sociale, psicologo…). E’ un fenomeno trasversale, che riguarda donne con gradi diversi d’età e di istruzione, italiane e straniere, lavoratrici e in cerca di lavoro. La violenza domestica in cui il maltrattante è il partner o l’ex partner è la forma statisticamente più rilevante: le donne separate o divorziate sono quelle con maggior probabilità di subire violenza nell’arco della propria vita.
Il contesto in cui la violenza contro le donne è più diffusa è quello domestico, e va intesa come l’insieme di tutti quegli atti di coercizione fisica, sessuale, psicologica o economica che si verifica all’interno del nucleo familiare tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima. Tale definizione sancisce dunque, inequivocabilmente, come la violenza fra le mura domestiche non sia da considerarsi come un fatto privato, ma come un reato e come tale vada perseguito. Quasi mai episodica, si sviluppa attraverso una progressione di eventi sempre più gravi e la combinazione di forme di violenza diverse, in un ciclo che intervalla periodi di esplosione della violenza a fasi di latenza, il cosiddetto ciclo della violenza. Ma vediamo nel dettaglio questi quattro stadi, individuati negli anni Settanta da Leonor Walker per rappresentare i modelli di comportamento che si instaurano in una relazione abusiva. Secondo lo psicologo, il ciclo della violenza è da intendersi come il “progressivo e rovinoso vortice in cui la persona viene inghiottita dalla violenza continuativa, sistematica, e quindi ciclica, da parte del partner”.
Nello specifico, ecco le fasi che lo compongono:
1- Accumulo e tensione: aggressioni psicologiche e verbali
2- Esplosione della violenza
3- Luna di miele: pentimento e attenzioni amorevoli da parte dell’abusante
4- Scarico responsabilità: al pentimento segue la ricerca della causa dell’esplosione della violenza in circostanze esterne impossibili da controllare o, addirittura, in comportamenti e provocazioni della stessa vittima.
Tale progressione ciclica è cruciale per la donna abusata, perché rende difficile il processo di uscita da questo tipo di relazione: durante le fasi della luna di miele, infatti, sembra che tutto rientri e che gli episodi aggressivi non possano ripetersi, ma nell’ultimo stadio, paradossalmente, è proprio il suo comportamento ad essere ritenuto responsabile degli stessi. A quella fisica e psicologica possono inoltre accompagnarsi forme di violenza economica, che rendono più difficile per la donna allontanarsi da contesti familiari violenti per la mancanza di risorse finanziarie.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (2019) ha reso noto come, a livello mondiale, il 35% delle donne subisca violenze fisiche e/o sessuali da parte di un partner o un’altra persona nel corso della propria vita e il 64% degli omicidi avvenga proprio in ambito familiare.
Nel 2017, nel mondo, 87.000 donne hanno perso la vita semplicemente a causa del loro genere, i cosiddetti femminicidi, di cui più della metà uccise dal partner o da un familiare. L’Italia, purtroppo, conferma il trend: quasi una donna su tre dichiara di aver subito nel corso della propria vita una violenza fisica o sessuale.
Gli ultimi dati del Ministero dell’Interno (2019) ci aiutano a delineare le dimensioni della violenza di genere nel nostro paese, mostrando l’elevata incidenza delle donne tra le vittime di maltrattamenti in famiglia (82,7%), violenze sessuali (91%) e atti persecutori (76,1%). Dal 2009, infatti, è riconosciuto come reato anche dal nostro ordinamento - art. 612 bis del Codice penale - lo stalking, che punisce “chi minaccia o molesta un soggetto, con condotta reiterata in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o altra persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.
Le drammatiche dimensioni della violenza di genere hanno portato a studiarne in modo approfondito anche i costi sociali che ne conseguono per la collettività, non solo nel caso estremo del femminicidio, ma anche nei casi di violenza perpetrata per un lungo periodo, i quali ovviamente si aggiungono a quelli già drammatici a livello individuale e familiare. Si tratta anzitutto delle spese economiche riconducibili ai servizi, sia pubblici che privati, che lo Stato, le donne e le imprese devono sostenere a seguito degli episodi di violenza.
L’European Institute for Gender Equality ha stimato per l’Italia un costo di 26,5 miliardi di euro l’anno (1.6% del PIL). Si tratta di cifre particolarmente elevate che sottolineano l’urgenza di attivare e potenziare interventi efficaci di contrasto alla violenza di genere: politiche integrate e strutturate che coinvolgano tutte le istituzioni pubbliche e che intervengano in modo preventivo.
(2021, Il pugno nel cuore - la conoscenza e le competenze per contrastare la violenza di genere. Edizioni Angelo Guerini e Associati Srl)