DISINNAMORARSI: CAPITA

DISINNAMORARSI: CAPITA

Tutti crediamo di sapere cos’è l’Amore e cosa occorre fare per mantenerlo vivo, ma è realmente così? Definiamolo: immaginiamolo come contenitore che comprende al suo interno valori quali  gentilezza, sincerità, attrazione, fiducia, lealtà, condivisione, comunicazione, cura, complicità, feeling, collaborazione e rispetto, ovvero ascolto e accettazione delle idee proprie e altrui.
Il primo mito da sfatare dunque è l’idea che l’amore sia un sentimento esclusivamente spontaneo e naturale, qualcosa di pronto e preconfezionato che non implica un impegno e un mantenimento nel tempo; al contrario, dobbiamo sviluppare consapevolezza circa il fatto che i rapporti interpersonali devono essere coltivati giorno dopo giorno poiché sono in continuo divenire. Ma partiamo dal principio: perché stabiliamo dei legami preferenziali? Molte sono le motivazioni: dalla ricerca di vicinanza con il proprio partner al ‘rifugio sicuro’ (quando la relazione diventa un riferimento nei momenti di disagio poiché ci dà conforto), dalla protesta di separazione (dolore per l’assenza dell’altro) alla base sicura, ovvero quando la fiducia nella disponibilità e sensibilità dell’amato/a consente di esplorare l’ambiente e relazionarsi in modo fiducioso con il mondo esterno. Ovviamente tali funzioni vengono soddisfatte se il partner è affettivamente presente e disponibile all’ascolto e al conforto.

 [Ma perché ci innamoriamo? Anzi, come ci innamoriamo?]

La scelta di un uomo o di una donna con il/la quale decidiamo di intraprendere una relazione è il frutto di un incastro di decisioni, consapevoli e non, che possiamo ricondurre a 4 principali macrocategorie.

Scelta Anaclitica: ci attrae nell’altra persona quello che non siamo, quello che non siamo stati o quello che vorremmo essere, per cui il partner svolge quindi una funzione di compensazione;
Scelta Narcisistica: è un rispecchiamento, ovvero si cerca nell’altro quello che si è o che si è stati;
Scelta dell’Immagine dell’altro: ci innamoriamo per l’immagine di noi stessi che diamo al partner e che ci viene rimandata da quest’ultimo;
Funzione Terapeutica dell’amore: amiamo colui che si prende cura di noi

Le prime due posizioni sono estreme e non funzionali perché non raccolgono la sfida dell’incontro e non assumono la differenza dell’altro. 

[ E quando finisce l’innamoramento? ]

Un amore può arrivare al capolinea per innumerevoli ragioni, una delle quali è l’oscillazione dei bisogni da parte di uno dei due partner, ovvero le necessità cambiano ma non per entrambi; può così modificarsi l’assetto relazionale della coppia, che non collude più sulle neoemozioni (pretesa, controllo, preoccupazione, possesso, lamentela e sessualità). 
Un altro fattore cruciale è l’attrazione, fisica e mentale: se all’inizio ci sentiamo attratti da quella persona,  perché all’improvviso svanisce? In realtà la risposta è molto semplice, è un sentimento caratteristico e adattivo delle prime fasi dell’innamoramento che, fisiologicamente, diminuisce col tempo perchè subentra l’abitudine. Ecco entrare in scena uno dei fardelli tanto temuti dagli sposi, il principale fautore della proverbiale espressione ‘il matrimonio è la tomba dell’amore’. Abituarsi implica noia e monotonia, ciò che prima era nuovo adesso è già sperimentato; capita che ricadano conseguenze sul contatto fisico, che diminuisce, si reprimono le dimostrazioni di affetto in pubblico e le parole dolci vengono eliminate dal proprio vocabolario. Si è ormai creata una routine e questo fa sì che ci si accomodi; con il tempo emergono le conseguenze, ci si stanca del proprio partner e iniziamo a vedere difetti che prima non si notavano. 
Ulteriore problematica che viene riscontrata consiste in una comunicazione assente e/o distruttiva. Ci chiediamo: perché all’inizio era perfetto/a e adesso non più? Perché si accumulano tutti i difetti? Semplicemente con il passare del tempo vediamo l’altro per quello che è realmente, inclusi quegli aspetti che non piacciono più: se prima erano tollerati, adesso nulla ci frena nel dire al proprio partner tutto quello che passa per la mente. Schiavi delle lamentele, arrabbiature e discussioni, non ci accorgiamo di poter ferire e dimentichiamo che la comunicazione è la chiave di in ogni relazione, ne è alla base. Non solo: è doveroso sottolineare il fatto che comunicare non implica un processo unidirezionale in cui uno parla e uno ascolta (o finge di ascoltare), ma è uno scambio reciproco di  desideri ed emozioni, di fiducia l’uno nell’altro.
Infine - ultima ma non per importanza - la linea sottile dell’affetto: la frase “non lo amo più, ma gli voglio bene” è la somma di tutte le criticità precedentemente elencate che possono confluire in questo sentimento e che mettono chiaramente in luce la linea divisoria tra l’amore e l’affetto. Ecco cosa significa disinnamorarsi: si apprezza la persona con cui si ha condiviso parte della propria vita, i momenti brutti e quelli belli, ma l’amore è svanito. Come dicevamo prima, la forza dell’abitudine e il passare degli anni provocano disillusione e mancanza di comunicazione, trasformando l’amore in mero affetto.
La domanda che sorge spontanea è: si può evitare di disinnamorarsi? La risposta non è altrettanto lineare, perché è: “dipende”. Non tutte le coppie riescono a preservare il loro amore a lungo, l’affinità, il carattere, gli interessi, la condivisione e il tipo di personalità della coppia influiscono sulla possibile durata del rapporto, ma non ci sono pacchetti precostruiti e soluzioni ad hoc, è tutto in divenire e differente per ognuno di noi.
 
(Interventi clinici con la coppia in separazione, Tamanza, 2017)