COMUNICAZIONE POSITIVA: MAI DIRE “NON”
Ci dicono di non usare mai “non” e di comunicare positivamente, ma perché? Partiamo da un semplice presupposto: è stato scientificamente dimostrato che il cervello si trova in difficoltà nel decodificare l’avverbio “non” per cui, soprattutto nelle esortazioni, scegliere di utilizzare messaggi e frasi positive è sicuramente la strategia migliore. Ma andiamo con calma e analizziamo più nel dettaglio questa tematica. Nonostante si sia portati a pensare che ciò che conta sia solo il contenuto del messaggio, in realtà è fondamentale la forma con cui viene espresso, ai fini della sua accettazione o rifiuto. In particolare, uno degli aspetti più importanti su cui prestare attenzione è proprio l’utilizzo di formule negative durante i discorsi, cioè tutto quello che esprimiamo con il “non”. Le negazioni, infatti, non piacciono al nostro cervello. Innumerevoli ricerche hanno dimostrato come un semplice messaggio “Non dimenticarti di comprare il pane” venga ricordato con maggior difficoltà rispetto a “Ricordati di comprare il pane”: sebbene siano comunicazioni estremamente simili, nel primo caso al cervello viene richiesto un processo di decodifica del messaggio, che risulta così maggiormente complesso. Sarebbe dunque bello imparare a dialogare in modo efficace, mettendo in pratica la capacità di esprimersi in ogni situazione e con qualunque interlocutore, sia a livello verbale che non verbale, in modo chiaro e coerente. Requisito fondamentale di un buon scambio comunicativo è l‘assertività, ovvero la piena consapevolezza di sé e delle proprie capacità. Spesso sottovalutiamo il potere della comunicazione e quanto questa possa influire efficacemente sul nostro lavoro, ma anche sulla nostra vita: utilizzare strategie positive è fondamentale sia nell’evitamento e/o risoluzione di conflitti, sia per una gestione costruttiva delle relazioni. E’ come se contenuto, messaggio e relazione siano strettamente connessi tra loro: se quest’ultima è positiva (cioè se il nostro interlocutore si trova a suo agio), allora viene inglobata del contenuto, che viene pienamente recepito; viceversa, se la relazione è negativa, essa si posiziona al di sopra del contenuto e la conseguenza è il fallimento comunicazionale. Non tutti sanno che solo il 5% della comunicazione passa attraverso la parola, per cui è necessario prestare particolare attenzione non solo a ciò che diciamo, ma soprattutto a come lo facciamo: gestualità, postura, tono e ritmo di voce, sono tutti elementi che influiscono notevolmente sulla ricezione del messaggio e sul feedback dall’interlocutore. Questo concetto vale anche - e soprattutto - nell’ambito dell’educazione: gli esperti, ormai, lo consigliano da anni, essendo la comunicazione positiva la maggiormente efficace con i bambini: ciò significa evitare le negazioni, ma perché risulta così efficace anche verso i piccoli? Innanzitutto, più le nostre comunicazioni sono consapevoli e dirette allo scopo e più è probabile che i nostri figli ci diano retta, aumentando il nostro senso di autoefficacia; ad esempio la frase: “allontana la pallina dalla bocca” è migliore rispetto a: “non mettere la pallina in bocca”, che a ben vedere racchiude in sé proprio l’azione che si vuole evitare. Non solo, ribadiamo che le frasi negative richiedono tempi di elaborazione più lunghi da parte del cervello, per cui è più probabile che si incorra in errori di comprensione ed esecuzione: impegnarsi a parlare al positivo dà spinta all’azione, motivandola, senza ridurla a vuoti comandi, e il concetto espresso risulterà semplice e concettualmente chiaro. (Milanese, 2020, Psicologia Contemporanea)
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